Tatiana Efremenko e Eva Monestier — Web of Care

di Redazione

Una cartografia della parentela, un archivio vivo e in crescita di chi ci interessa, di chi dimentichiamo e di chi viene lasciato indietro.

Il mondo non è costruito sull’isolamento: è cucito insieme, filo per filo, da atti di cura. Web of Care vi invita a entrare in questo tessuto intricato e pulsante di interdipendenza, dove gli esseri umani, i non umani e le forze invisibili del pianeta sono legati in un’inquieta coreografia di sopravvivenza, reciprocità e abbandono.

La cura non è sentimentale; è ferina, disordinata e urgente. È amore, attenzione, relazione, ma anche assenza, estrazione, indifferenza. Prendersi cura significa riconoscere l’impiccio: notare il ragno che gira, i funghi che si decompongono, il fiume che ansima per respirare.

Come un rituale di connessione, l’installazione si svolge in tre movimenti: l visitat^ entrano nella narrazione, assorbendo la vastità delle relazioni interspecie, la violenza silenziosa dell’oblio e l’atto radicale del notare. Qui la cura diventa visibile. L visitat^ selezionano dei fili, ognuno dei quali è una dichiarazione di come definiscono la cura, e li intrecciano in una mappa interattiva della vita. A ogni tocco, la rete si infittisce, rivelando un ecosistema di affetti e omissioni, di specie troppo amate e di altre fantasma. Cosa succederebbe se fosse la cura, e non il denaro, a plasmare la società? E se queste specie sparissero domani? Il problema persiste.

Man mano che l’installazione si evolve, diventa un paesaggio del pensiero collettivo, un’istantanea di come amiamo, come sosteniamo, come falliamo. Web of Care non è statico, è vivo, si sposta con ogni partecipante, con ogni scelta fatta e non fatta.

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